Consulenza del lavoro: un'introduzione
- Autore: Dott. SCAVONE MARCO
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- 15 gen, 2019
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Il mestiere del consulente del lavoro è un’attività complessa, sfaccettata e che richiede più competenze specifiche e trasversali. La consulenza del lavoro, infatti, tocca aspetti economici, giuridici e in parte anche psicologici che regolano i rapporti tra imprese e lavoratori, datori di lavoro e dipendenti. Analizziamo nel dettaglio quale debba essere la formazione del consulente del lavoro e quali siano le abilità professionali e personali più adatte per svolgere l’attività di consulenza.
La formazione del consulente del lavoro
Per poter operare al meglio come consulente del lavoro, è opportuno seguire un iter formativo come questo:
- diplomarsi presso
una scuola di ragioneria, per essere già avviato alla professione, fermo
restando che anche aver conseguito una formazione liceale classica o scientifica
non rappresenta certo un traguardo negativo;
- conseguire una laurea almeno triennale, meglio se
specialistica, in discipline economiche o giurisprudenziali, oppure seguire dei
corsi post-lauream accreditati e specificatamente dedicati alla consulenza del
lavoro;
- svolgere del praticantato
presso uno studio professionale per 18 mesi,
obbligatorio e propedeutico ad affrontare l’esame di abilitazione alla
professione;
- sostenere l’esame di stato.
Le materie che un aspirante consulente del lavoro dovrà conoscere e padroneggiare, dunque, afferiscono al diritto del lavoro e tributario, ma anche al diritto privato, pubblico e penale, in misura minore. Sarà poi necessario avere dimestichezza con la ragioneria, l’amministrazione del lavoro e del personale e con la redazione e gestione di un bilancio societario.
Oltre alla formazione preliminare obbligatoria, inoltre, un consulente del lavoro deve tenersi costantemente formato. I corsi di aggiornamento professionale, infatti, sono obbligatori anch'essi per poter continuare a operare nel ramo della consulenza del lavoro, in quanto le leggi del settore cambiano molto rapidamente, da un governo all'altro e spesso anche all’interno di una stessa legislatura.
La professione del consulente del lavoro
L’attività pratica e quotidiana di un consulente del lavoro comprende una vasta gamma di attività, che, in sintesi e in generale, possono essere individuate in:
- inquadramento contrattuale
dei lavoratori in un’impresa;
- elaborazione
delle paghe
e assoluzione degli
obblighi in tema di previdenza e assicurazione;
- fornitura di consulenza legale, fiscale e amministrativa,
ma anche economica, sul mondo del lavoro, sull'apertura e la gestione di una
società, qualunque sia l’inquadramento giuridico della società stessa;
- assistenza
nell'eventualità di controversie e contenziosi, e controllo accurato sullo
stato di salute fiscale e finanziario di un’azienda.
Alcune delle competenze e delle attività del consulente del lavoro sono parallele o trasversali a quelle del commercialista: la differenza principale tra i due, tuttavia, è che il consulente del lavoro possiede una visione più ampia del contesto, uno sguardo d’insieme che gli permette, di volta in volta, di poter offrire consulenza su aspetti anche non strettamente legati al fisco o all'economia. Una grande curiosità per l’aspetto legale e psicologico, dunque, sono requisiti personali molto utili nell'esercizio di questa professione.